Samuel Taylor Coleridge - THE RIME OF ANCIENT MARINER

martedì 25 agosto 2015

E non posso fare a meno di pensarci ogni volta

"Hic est pampineis viridis modo Vesuvius umbris
presserat hic madidos nobilis uva lacus:
haec iuga, quam Nysae colles, plus Bacchus amavit,
hoc nuper Satyri monte dedere choros.
Haec Veneris sedes, Lacedaemone gratior illi,
hic locus Herculeo numine clarus erat.
Cuncta iacent flammis et tristi mersa favilla:
nec superi vellent hoc licuisse sibi"

Marziale, IV, 44




"Questo è il Vesuvio poc’anzi ancora verde d’ombre di pampini,
qui dall’uva genuina si erano spremuti umidi laghi di vino:
questi i gioghi che Bacco ebbe prediletti più dei colli di Nisa,
su questo monte poco tempo fa i satiri intrecciarono danze.
Questa fu la sede di Venere, a lei più gradita di Sparta,
questi luoghi erano rinomati per il culto di Ercole.
Tutto giace sommerso dalle fiamme e da luttuose faville:
gli dei nemmeno avrebbero voluto permettere questo"

(l'ultimo verso è una traduzione un po' libera, ma letteralmente ci perderebbe alquanto)

domenica 9 agosto 2015

Majakovskij suicida di notte



Sushi, e un po’ di tristezza. E viole con corde d’ottone, come d’ottone è il colore degli anni. Ramati, cupi, opachi. Pronti a brillare alla prima passata di straccio. Brillare sotto i fanali, sotto le luci gialle dei lampioni la sera, sotto gli sguardi stanchi e le vie assonnate. Ah, signorina C., signorina C., che ne sa lei di quanta storia ci hanno lasciato i nostri anni? Che ne sa del colore degli occhi, dei suoi occhi, che non dicono niente e sussurrano graffi nel buio? Cosa ricorda della fantasia, delle stazioni – quelle che erano e quelle che sono – dei passaggi all’inferno e delle strade costeggiate muro per muro, ubriaco e sognante di lei? Bruciore di stomaco e di sangue sempre troppo vivo e troppo caldo. Sangue stagnante in questa notte, in questo silenzio che gioca a carte con le notti dei poeti al liceo, di tanta letteratura scritta gettata raccolta bruciata e ingoiata.
A cosa vale un pensiero poetico nello sferragliare degli eventi, con il cuore puttana e il ricciolo di una sua parola incastrato in gola? E voi, signora Rivoluzione e signorina Anarchia, che mi sapete dire dell’anfratto che avete scelto per pugnalarmi alla schiena con più facilità? Voi che avete la mia lista dei nomi di donna, voi sì che sapete qualcosa, e che dovreste dirmela e invece state lì come statue antiche tra i clacson che abbaiano lontano e le carte stropicciate dal sudore. Fa caldo, ed è un caldo d’estate. Denso, sfocato nell’aria, stretto alla gola come un pianto. Signorina C., mi sono svegliato nella notte e lei non immagina quanto è brutto tutto ciò che ci divide.
Vogliamo vivere insieme? Eh?


sabato 8 agosto 2015

Facciamoci del male 15 / Bravo, bis!

Era di cinque giorni fa la notizia dell'asineria sulla data della distruzione di Pompei (CLICCA QUI PER LEGGERLA), episodio ovviamente reso grave perché stiamo parlando di documenti ufficiali con cui lo Stato (o il Ministero, o la Soprintendenza, o comunque - qualsiasi sia il modo in cui volete chiamarlo - le istituzioni preposte alla cosa) comunica e offre il patrimonio culturale al pubblico. 
Ci pensa direttamente Franceschini (o meglio, il Mibact) a rinverdire e raddoppiare l'ignoranza dilagante nelle stanze delle istituzioni culturali, sempre più piene di tecnocrati e sempre più prive di archeologi, storici, restauratori e compagnia bella. Già dobbiamo subire la vergogna e lo scempio di vedere chiusi siti culturali importantissimi quale quello del cosiddetto "antro della Sibilla" di Cuma (e siamo fortunati, perché nel caso più probabile li vediamo crollare per incuria, cfr. Pompei), ora ci tocca subire pure la cattiva informazione (istituzionale, ricordiamo) che ce li dà per aperti quando poi sono chiusi da tempo. 
Molto probabilmente il Ministero dei Beri Culturali non lo sa, ma sappiate che i nostri siti archeologici, con tutto che sono manutenuti uno schifo, che i mezzi pubblici per raggiungerli sono un cesso, che il personale che vigila su di loro è nella maggior parte dei casi una banda di persone assolutamente non specializzata ma sono ancora il residuo dell'epoca della DC e dei suoi clientelarismi lavorativi, ebbene nonostante tutto ciò esistono turisti che si sobbarcano un viaggio dall'altra parte del mondo per venire a vederli. Dunque, caro Ministero, so che non sei in grado di fare il tuo lavoro, e va bene, ma potresti gentilmente evitare di complicare la vita a chi ti viene a portare soldi sebbene tu non li voglia? In fondo è per una forma di rispetto, non solo verso le persone ma verso i beni culturali stessi (che, come si sa, non meritiamo assolutamente). 
Grazie.




giovedì 6 agosto 2015

The 70 years after

Accanto agli anime che fanno sollazzare i ventosi sognatori ghibliani e quelli a base di tentacoli che divertono tanto i maschietti, esistono veri e propri capolavori quali lo struggente e straziante "はだしのゲン /  Hadashi no Gen" (cioè "Gen di Hiroshima"), che si basa sui dettagli e le descrizioni fornite dai sopravvissuti dell'ecatamobe nucleare del '45, operando così una vera e propria ricerca storica al fine di fornire una testimonianza attendibile. Nessun orrore grautito, fatta eccezione per quello che è stato reale.

A settanta anni di distanza, uno dei motivi per cui dovremmo inchinarci davanti al Giappone non è tanto per banale pietismo verso uno degli episodi più atroci della Storia (sostanzialmente provocato dall'Occidente), quanto per la dignità, il coraggio e la forza con cui una nazione che è poco più grande dell'Italia è riuscita a rialzarsi, ricostruirsi, andare avanti e diventare uno dei Paesi più civili ed efficienti della Terra, pur includendo tutti i suoi difetti


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